Ben tornati a tutti lettori, oggi torno a parlarvi del libro “Se la vita ti offre limoni” di Mirko Zullo, edito Santelli Editore, in collaborazione con Matilde Bella. Quest’oggi il focus sarà sulle tematiche contenenti nel libro, nello specifico oggi vi parlerò del tema “Sogni e radici”, attraverso le parole dell’autore stesso, che vi lascio qui sotto.
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Una delle tematiche fondamentali di questa storia sta nell’importanza, o forse meglio, nel peso e nell’influenza che sogni e radici hanno nella vita delle persone. Marco, il protagonista, è un ragazzo di Genova di trent’anni che nella vita vorrebbe affermarsi come regista. Su questo Marco non ha dubbi, quella è la sua strada, la sua vita, perché il cinema è ciò che gli da la scossa nelle giornate di calma piatta, quando lo sconforto del pensiero del futuro si fa burrascoso, impetuoso.
Marco capisce l’importanza che i sogni hanno nella vita, però fatica a relazionarsi pienamente con essi, perché talvolta comprendere di essere bravi in qualche cosa può spaventare. E Marco ha paura del suo talento, perché essere davvero bravi in qualche cosa talvolta implica scelte difficili, rinunce, non ultimo – per lui – il problema di dovere abbandonare Genova e Maria, la fidanzata.
Maria lavora come segretaria in uno studio legale, un lavoro stabile, sicuro, redditizio quanto basta e non vuole trasferirsi. Come Marco stesso dice già nelle prime pagine: nella vita non sono quasi mai i nostri sogni ad essere sbagliati, ma le persone con cui cerchiamo di concretizzarli.
L’influenza delle circostanze appesantisce la lucidità artistica di Marco, così come Genova, città non scelta a caso. Una città che non è una vera e propria metropoli come può essere oggi Milano, Roma, una città che è una sorta di provincia allargata, e che come la maggior parte delle provincie italiane, ti culla e ti accudisce, ti fa sentire protetto, accolto, e poi fatichi a voltarle le spalle. Genova è la città del “vorrei ma no posso”, proprio come Marco.
Il protagonista, Marco, è un giovane genovese con un sogno nel cuore: diventare regista. Il cinema è la sua passione, la sua fuga dalla realtà, il suo modo di dare un senso alla vita. Tuttavia, nonostante la chiarezza del suo obiettivo, Marco si trova a fare i conti con una serie di dubbi e paure.
Da un lato, c’è la consapevolezza del proprio talento che, anziché essere una fonte di forza, genera ansia e incertezza. La paura del successo, delle rinunce che esso comporta, lo paralizza. Dall’altro, c’è il legame profondo con la sua città, Genova, e con la sua fidanzata Maria. Genova, con il suo ritmo lento e la sua atmosfera protettiva, lo rassicura ma allo stesso tempo lo limita. Maria, con la sua stabilità e la sua volontà di rimanere nella città natale, rappresenta un ostacolo al raggiungimento dei suoi sogni.
Il racconto si focalizza così sul conflitto interiore di Marco, tra la voglia di realizzare i propri desideri e la paura di affrontare il cambiamento. La scelta tra inseguire il sogno e rimanere ancorato alla propria comfort zone diventa sempre più pressante.
In sostanza, il testo esplora il tema del rapporto tra sogni, radici e le scelte di vita che ne conseguono. Genova, con la sua atmosfera provinciale, simboleggia le radici e le sicurezze a cui si è legati, mentre il desiderio di diventare regista rappresenta il sogno e l’ambizione di andare oltre.

Mirko Zullo, nato sul Lago Maggiore, è scrittore e
regista. Ha ricevuto il Cavalierato Giovanile alla
Cultura e ha esordito nel 2018 con Nonnasballo
(Cairo Editore), romanzo vincitore del Premio
Nazionale Zanibelli. Per il cinema ha diretto nel
2022 il film Il violinista, con Edoardo Romano e
con l’esordio sul grande schermo di Davide
Mengacci, distribuito da Amazon Prime Video.
