
Alberto Di Pinto è nato nel 1981 a Terracina (LT) dove attualmente vive. Laureato in Economia, da quasi vent’anni lavora nell’organico di una nota azienda agroalimentare nella quale ricopre il ruolo di responsabile delle risorse umane. Nel 2021, con Scatole Parlanti, ha pubblicato Il pesciolino che faceva la verticale
Quando hai capito di voler diventare uno scrittore?
Dopo decine di racconti e fiabe, circa dieci anni fa decisi che era arrivato il momento di scrivere il mio primo romanzo (Il pesciolino che faceva la verticale). 500 copie polverizzate in pochissimo tempo e la ristampa: la mia storia aveva emozionato decine di lettrici e lettori. Tantissima gente si ritrovava in quei personaggi e in quei temi importanti. Capii che la scrittura, da mera passione, poteva diventare un mezzo potente per aiutare le persone: è lì, probabilmente, che decisi di continuare e oggi siamo a tre romanzi, due pièce teatrali e decine tra fiabe, poesie e racconti.
Cosa ti ispira a scrivere?
La vita: qualcosa che mi accade o che accade a qualcun altro. Qualcosa capace di trasmettermi un segnale forte; i viaggi e le storie che scovo in giro per il mondo; le opere di mia moglie che è una pittrice e fotografa.
Come nasce La truffa?
La truffa nasce a Sarajevo, in quelle ore che separano l’imminente fine di un viaggio e l’effettivo volo di ritorno. Quando in albergo chiedi di poter lasciare per un po’ le valigie e vai a cercare, nel rimasuglio di una vacanza, brividi ed emozioni da tempo di recupero. Mia moglie ed io scorgemmo un totem davanti alla porta di un palazzo che annunciava una mostra fotografica. Entrammo nella galleria e capimmo che quella mostra era dedica al genocidio di Srebrenica del 1995. Lì dentro passai un’ora sconvolgente e, forte anche delle numerose testimonianze sulla guerra che avevamo sentito in quei giorni bosniaci, decisi di dedicare gran parte del mio nuovo romanzo a quella pagina buia della storia europea e mondiale.
Come hai scelto le tematiche più presenti nel libro?
Le tematiche? Le scelgo istintivamente: sono figlie di un’improvvisa e assillante voglia di raccontare un accaduto, un sentimento, un’emozione. Sono pezzi di vita che vivo in quel momento o che conservo in un cassetto dei ricordi e che sono pronti a salire alla ribalta. Così, nella Truffa, ho regalato ai personaggi la mia gioventù da promessa del calcio, le mie riflessioni sulla scelta di avere un figlio, il mio Cammino di Santiago e i racconti “trovati” in quel viaggio in Bosnia.
Quale scena hai amato maggiormente scrivere?
Ce ne sono tante, ma quella che mi ha emozionato di più è quella in cui Dragan scopre i murales dei caschi blu olandesi: ho sofferto con lui!
Qual è stata la più complessa?
La scena in cui viene rivelato a Tommaso e Bianca il risultato della amniocentesi.
Autori e generi preferiti?
Genere: narrativa, sia classica che contemporanea. Autori: decine, probabilmente. Amo Coltazar, La Allende, De Luca, Shakespeare, Fitzgerald, i russi, Simenon… potremmo far notte!
Progetti futuri?
Sto scrivendo una terza pièce teatrale (commedia) dal titolo “Morto un Papa…” e, appresso, inizierò il mio quarto romanzo.
Qual è il tuo sogno letterario?
Scrivere un libro a quattro mani con Maurizio De Giovanni sulla vittoria della Champions del Napoli. Scherzo! Non lo so, banalmente ma magicamente, vincere lo Strega e poi scrivere una sceneggiatura originale che possa trionfare nella notte degli Oscar: “… and the winner is? …. Alberto Di Pinto!!!”