Recensione “La figlia del peccato” di Emily Gunnis

Un esordio che ha messo d’accordo pubblico e critica. Oltre 300.000 copie vendute in pochi mesi. Un vero e proprio caso editoriale in Inghilterra.

«Un romanzo avvincente, intrigante, struggente.»
Sophie Kinsella

«Una lettura che toglie il fiato.»
Sunday Express

Due bambine costrette a separarsi. Un mistero rimasto sepolto per anni. Una sola possibilità di salvezza.

Sussex, 1956. È calata la notte. Al convento di Saint Margaret tutte le luci sono spente e regna il silenzio. Protetta dal buio, Ivy si aggira furtiva per i corridoi. Spera di trovare una via di fuga dalla prigione che le ha tolto il suo unico figlio senza darle nemmeno il tempo di abbracciarlo. Per lei non c’è più possibilità di salvezza, ma forse può ancora aiutare Elvira, l’unica bambina cresciuta tra quelle mura. La piccola ha appena scoperto di avere una sorella gemella e vuole raggiungerla a tutti i costi. Ma scappare da Saint Margaret sembra impossibile. Il convento si fregia di essere una casa di accoglienza per ragazze madri che qui si rifugiano per dare alla luce bambini destinati all’adozione.

In realtà, è una fortezza che nasconde oscuri segreti. Un luogo in cui centinaia di giovani donne sono private degli affetti e della libertà, vittime di atrocità di cui nessuno ha mai saputo nulla.

Da allora sono passati sessant’anni e tutta la verità su Saint Margaret è ora contenuta in una lettera di Ivy. Poche righe scritte con mano tremante che Samantha, madre single e giornalista in cerca di uno scoop, rinviene per caso in un vecchio armadio della nonna. Non appena le legge, si rende conto di avere per le mani quello che aspetta da tempo: una storia che ha bisogno di essere raccontata. Sa che quel compito spetta a lei. È come se quella lettera l’avesse trovata e le chiedesse di andare fino in fondo perché quell’indagine potrebbe rivelarle particolari sconosciuti del proprio passato. Ma Samantha deve fare in fretta. Il convento sta per essere abbattuto e la verità rischia di restare sepolta sotto le macerie.

Emily Gunnis confeziona un esordio perfetto, ricco di colpi di scena e suspense, che ha conquistato pubblico e critica, balzando in cima alle classifiche e dando il via a un passaparola straordinario. Basato su fatti realmente accaduti in Irlanda tra il diciottesimo e il ventesimo secolo, La figlia del peccato è un romanzo intenso e coinvolgente che ci parla dei sacrifici che una madre è disposta a fare pur di proteggere il proprio figlio.

Titolo: La figlia del peccato
Autore: Emily Gunnis
Editore: Garzanti
Genere: Narrativa
Data di pubblicazione: 20 Febbraio 2020
Voto: 5/5

Cartaceo -> 18.60€ | Ebook -> 9,99€

Recensione

Hey readers,

oggi vi parlo di una storia a dir poco sconvolgente, opera d’esordio di un’autrice da cui possiamo aspettarci grandi cose!

“La figlia del peccato” è un racconto che fa continui passaggi dal presente al passato per raccontare nei minimi dettagli ogni singolo fatto, descrivendo a pieno le sensazioni dei personaggi (anche nei momenti di mancanza di lucidità, tanto che si riesce ad immedesimarsi anche nei panni del più atroce degli antagonisti). Sam, una giovane giornalista nonché mamma single, vive con Nana (sua nonna) da qualche tempo, vorrebbe andarsene, ma senza una promozione non ha i soldi sufficienti per un affitto. Una sera rientrando da lavoro trova la nonna addormentata in poltrona con in mano una vecchia lettera scritta da una certa Ivy. Incuriosita decide di leggere la corrispondenza, non sapendo che quelle poche righe la coinvolgeranno in un mistero che va avanti da più di mezzo secolo, che coinvolge lei, Nana, una nota conduttrice televisiva e una vecchia casa di accoglienza per madri nubili che entro pochi giorni sarà demolita. L’impegno della ragazza sembra dato solo dal suo desiderio di farne un grande articolo per un giornale nazionale, ma più va avanti nella sua “investigazione” più la storia si fa ombrosa e contorta, diventando piano piano una questione personale.

Ho apprezzato moltissimo lo stile narrativo: le descrizioni, i passaggi da presente a passato, anche semplicemente le parole rendono la storia veramente straordinaria.

Inoltre, strutture come il Saint Margaret (la casa di accoglienza), luoghi atroci per ragazze che venivano considerate sgualdrine e ripudiate dalle famiglie, non sono frutto della fantasia, ma fino a pochi decenni fa era consuetudine che questo fosse il destino di una madre umile; il libro rappresenta, perciò, un importante spunto di riflessione sulla società.

Questa storia è stata letteralmente una droga per me, ho letto tutte le 400 pagine in meno di tre giorni perché ogni volta che arrivavo alla fine del capitolo l’intera vicenda si era tramutata, i personaggi avevano assunto nuove caratteriste e tutto ciò di cui ero stata convinta fino a poche pagine prima era saltato.

Traendo le somme non credo di avere molto altro da dire perché la trama è così ben strutturata ed intrecciata che rischierei di farvi un enorme spoiler; posso solo consigliarvi questo libro come mezzo di conoscenza verso una realtà che a tutti sembra tremendamente distante e, se questo è il buon libro che io ritengo che sia, non potrà far altro che rapirvi fino a che non lo avrete terminato.

5/5

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